Milano, 12 ottobre 2016 – Fiera Milano ha agevolato l’ingresso tra i propri fornitori di due imprenditori potenzialmente in odor di mafia.

Lo hanno messo nero su bianco i pm della Dda del capoluogo lombardo, nella richiesta di amministrazione giudiziaria della società quotata in Borsa.

Istanza accolta dai giudici dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale meneghino, che hanno affidato la parte dell’azienda che si occupa di allestimenti fieristici a Pietro Capitini, commissario che nel luglio scorso aveva già avuto dal Tribunale il compito di guidare la controllata Nolostand Spa.

«L’attività agevolativa nei confronti di Liborio Pace e Giuseppe Nastasi è stata posta in essere anche da Fiera Milano, oltre che ovviamente da Nolostand», si legge nel documento firmato dal pm Paolo Storari. Nastasi e Pace, amministratori di fatto del consorzio Dominus Scarl, sono stati arrestati tre mesi fa insieme ad altre nove persone per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari, appropriazione indebita e riciclaggio con l’aggravante di aver agito per agevolare Cosa Nostra.

Il loro consorzio di cooperative dall’inizio del 2013 alla fine del 2015 aveva ottenuto da Fiera Milano appalti del valore complessivo di 18 milioni di euro.

Tra le commesse, c’erano anche quelle per alcuni padiglioni di Francia, Quatar, Guinea Equatoriale e Birra Poretti a Expo.

«L’individuazione di Dominus Scarl» come fornitore «di allestimenti di Nolostand spa – si legge nel decreto di amministrazione giudiziaria – è avvenuta attraverso una procedura di aggiudicazione svolta direttamente da Fiera Milano Spa in palese violazione delle regole prefissate», ignorando di fatto il Codice Etico del gruppo che impone «criteri di valutazione oggettivi, secondo modalità dichiarate e trasparenti», in questo caso «palesemente violati».

Non solo. Da luglio a oggi, sottolineano i pm dell’antimafia, il management di Fiera Milano ha tentato «non solo di minimizzare quanto accaduto, ma anche di scaricare verso il basso la responsabilità» sul solo Enrico Mantica, ex amministratore delegato di Nolostand, «in un’ottica di minimizzazione del danno».

Al corrente delle irregolarità, invece, era anche il vertice della capogruppo, che avrebbe dato il via libera a gare d’appalto create ad hoc per favorire Nastasi e Pace.

Una nuova luce assume anche l’incontro avvenuto nel luglio del 2015 tra Nastasi e l’ad di Fiera Milano Corrado Peraboni.

L’imprenditore vicino alla mafia, infatti, aveva urgenza di parlare con Peraboni per ottenere il «prolungamento del contratto di appalto per il consorzio Dominus all’interno del polo fieristico milanese».

A favorire il faccia a faccia, si legge nelle carte, è stato il commercialista Pietro Pilello, che aveva ricoperto «anche cariche apicali nel gruppo» Fiera.

Il nome del professionista, che non è mai stato indagato, era «già emerso nell’ambito dell’indagine Infinito» sulla ’ndrangheta in Lombardia.

In serata Fiera Milano Spa precisa che «la misura di amministrazione giudiziaria riguarda il mero settore di approvvigionamento degli allestimenti da parte della società attraverso l’uso della propria controllata Nolostand».

Capitini «si affiancherà per i prossimi sei mesi agli amministratori di Fiera Milano nel rilasciare nulla osta alle risoluzioni contrattuali e alla stipula di nuovi contratti e commesse, oltre il limite di spesa di 10mila euro».

Fonte: qui

Seguici su Facebook: qui