Ancora violenza a Milano zona Loreto (non c’è rischio sicurezza)

OMICIDIO EGIZIANO A MILANO: RIVOLTA CONNAZIONALI NELLA ZONA. Un'immagine dei disordini avvenuti oggi 13 febbrio 2010 nei pressi di Via Padova a Milano dopo l'omicidio di un giovane egiziano da parte di alcuni sudamericani. MILO SCIAKY

Milano, 22 nov – Un’altra notte di violenze a Milano, l’ennesima, sempre nella zona Loreto/via Padova e sempre con immigrati come protagonisti.

Prima una violenta rissa in un supermercato che ha richiesto l’intervento del 118 e delle volanti della questura di Milano.

Poco dopo un’altra aggressione, a meno di un chilometro di distanza, nella stazione della metropolitana di piazzale Loreto: una lite tra due coppie di sudamericani che è degenerata e si è conclusa con il ricovero di una delle due donne, una boliviana di 35 anni, risultata ubriaca, e il fermo di uno dei due uomini, un ecuadoriano, ora indagato a piede libero per aver sbattuto la testa del suo “avversario” contro uno dei gabbiotti della stazione.

Due episodi che, sommati a quelli dei giorni precedenti, rendono sempre più evidente la condizione in cui si trovano diversi quartieri di Milano, in ostaggio di degrado e criminalità che vedono sempre più immigrati come protagonisti.

Una situazione arrivata al limite e una realtà dei fatti che si scontra con le rassicurazioni del sindaco Sala, che, dal canto suo, afferma che “gli indicatori dicono che i crimini di varia natura sono in diminuzione.

Non c’è nessun allarmismo, i dati dicono che Milano non è insicura”.

Dichiarazioni che però non sembrano trovare riscontro nelle stesse azioni della giunta che ha richiesto, proprio in seguito agli episodi di violenza della settimana scorsa, l’intervento governativo e l’invio di altri militari (150, secondo le dichiarazioni del Ministro Alfano), con l’obiettivo di garantire maggiori controlli e sicurezza, soprattutto nei quartieri periferici.

Una richiesta quanto mai tardiva che non potrà certo risolvere quanto già creato da politiche di accoglienza tout court che, di fatto, hanno trasformato le nostre città in centri di accoglienza a cielo aperto, con tutte le problematiche del caso.

Marta Galimberti

 

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