FACEBOOK SOTTO ACCUSA DOPO L’ELEZIONE DI TRUMP. “CARO ZUCKEBERG, COLPA TUA SE FACEBOOK È DIVENTATA UNA FOGNA ED HA FALSATO IL VOTO”

zukemberg

di: Massimo Martini

Il risveglio della Silicon Valley nell’era Trump è stato amaro.

Il cuore dell’America tecnologica, da dove scaturiscono le idee e i prodotti che stanno plasmando il modo di comunicare in tutto il mondo, non solo non aveva visto arrivare il fenomeno Trump – il giorno del voto un sondaggio condotto tra 224 investitori tech li dava al 94% per Hillary Clinton, con l’89% convinto che avrebbe vinto – ma si ritrova ora sotto i riflettori per essere uno dei motori della diffusione delle idee incendiarie che hanno portato al trionfo del miliardario.

Siamo veramente arrivati all’anno zero del marketing politico.

Già dalla prima elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti d’America gli esperti mondiali di comunicazione avevano decretato il sorpasso del digitale sull’analogico, di internet sui media tradizionali, sentenziando che quella fosse stata la prima elezione con un uso pervasivo e scientifico dei social.

Sono trascorsi otto anni da allora, ed oggi Facebook (e Twitter, sia pure in forma meno importante) non è più uno “strumento” da utilizzare, ma un vero e proprio “ambiente virtuale” da vivere, e che è entrato a far parte prepotentemente della vita quotidiana di oltre un miliardo di individui sulla Terra.

Sono centinaia di milioni le persone che affermano di non riuscire ad immaginare più la loro vita senza Facebook, e si comincia a parlare di patologie della mente (“sociopatìa”) che colpiscono chi abusa dei social network.

Ma alzi la mano chi, otto anni fa, all’alba delle campagne elettorali sui social, avrebbe previsto che oggi Facebook si sarebbe trovato sul banco degli imputati per aver condizionato, in negativo, la campagna elettorale presidenziale USA.

Mark Zuckerberg, inventore e padrone di Facebook, reagisce alle accuse piovute sul social network più influente del mondo, da cui pare attinga notizie quotidiane ben il 44% degli americani: «Folle pensare che Facebook abbia influenzato le elezioni con le notizie false pubblicate sulle nostre pagine».

Zuckeberg si dice convinto che certo, è vero che su Facebook circolano quotidianamente bufale e notizie false, ma che per quanto riguarda le elezioni americane queste erano equamente suddivise tra Trump e la Clinton, e quindi non possono aver falsato l’esito delle elezioni.

Ma intanto una ricerca fatta da Buzzfeed pare che indichi che quelle che hanno avvantaggiato il candidato repubblicano siano state il doppio di quelle favorevoli alla candidata democratica.

Ed anche un esperto di Facebook, Bobby Goodlatte, un product designer che ha lavorato per quattro anni al social di Zuckeberg, conferma: «L’ascesa di Trump è stata favorita dai news feed delle reti sociali», in quanto «Questi feed funzionano con algoritmi che massimizzano il coinvolgimento degli utenti. E le cavolate attirano molto di più di una storia vera».

Zuckerberg, che in passato aveva criticato apertamente Trump, ora dice che chi se la prende con Facebook per l’esito del voto, «non ha capito cosa ha mosso gli elettori».

E quali sarebbero i fattori critici della comunicazione che avrebbero influenzato il voto degli americani?

Il discorso è semplicemente un altro: per autoconsolarsi per aver fallito nell’individuare giornalisticamente cosa stesse covando l’America, molti media puntano ora il dito su quelli che considerano in gran parte i loro competitori più temibili. I “social media”, soprattutto Facebook, Twitter e Reddit, dove la conversazione non mediata prima delle elezioni ha raggiunto livelli di aggressività e disinformazione (bipartisan) eclatanti.

Diciamo che dopo l’articolo di PoliticamenteScorretti di ieri in cui si illustravano le paure dell’elite di sinistra sul voto degli “ignoranti” e degli “anziani” ci sono quasi tutti gli ingredienti per passare alla censura e probabilemente alla messa in discussione o alla fine del suffragio universale, faranno votare solo quelli che “democraticamente” pensano solo in una direzione.

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