Le malefatte del Pd in Sardegna-in aumento la povertà totale, ma gli assessori regionali del Pd vogliono trovare occupazione ai migranti

poverta-in-sardegnaSecondo la Caritas, in Sardegna è in aumento la povertà totale.

A questo proposito risuonano ancora le parole del braccio destro del governatore Pigliaru , l’assessore alla sanità Luigi Arru (PD) che nel Maggio scorso affermava : «Dobbiamo cogliere l’opportunità fornita dagli sbarchi dei migranti, la maggior parte giovanissimi in cerca di riscatto nella nostra isola».

«I ragionamenti sono in corso con l’assessorato al lavoro, puntiamo a trasformare le nuove presenze nella nostra terra in un’opportunità per tutti».

A questa politica demenziale e criminale , vorremmo rispondere allegando il dossier della Caritas di due giorni fa che afferma che :

la povertà rimane stabile in Sardegna, ma con una tendenza all’aumento per il 2016.

A fronte di una povertà relativa delle famiglie che si attesta nel 2015 sul 14,9%, rispetto al 15,1% del 2014 per un totale di 107.400 famiglie (dati Istat), la Caritas registra un aumento delle richieste di aiuto o di un sostegno economico.

L’anno scorso 7.867 persone si sono rivolte ai 50 centri di ascolto dislocati in 32 comuni sardi, ma nel 2016 si stima che si possa arrivare a 9-10 mila.

I dati sono stati presentati a Cagliari nel report su povertà ed esclusione sociale delle Caritas della Sardegna, che chiedono ora “un approccio multidimensionale al fenomeno, la valutazione dell’efficacia degli interventi e l’implementazione dell’osservatorio regionale sulle povertà”.

Nei centri d’ascolto dell’istituzione ecclesiastica si sono rivolti in massima parte cittadini italiani (70,4%) maschi (le donne sono state 3.918, il 49,8%) di età compresa tra i 45 e i 49 anni, mentre l’età media è di 47,4 anni (i quarantenni coprono un quarto del totale con il 26,1%).

Tanti anche i cinquantenni: oltre mille persone.

Si tratta di persone fragili che vivono in famiglie con disagio, ma aumenta anche la quota dei single (29,6% rispetto al 28,2% del 2014) e dei separati o divorziati (da 11,8% del 2014 a 12,3% del 2015).

A rivolgersi alla Caritas è soprattutto chi vive con i propri familiari, che ha un’istruzione medio-bassa (il 51,2% ha dichiarato di avere conseguito la licenza media inferiore).

La maggior parte dei 7.800 soggetti “ascoltati” si trova in condizione di disoccupazione (63,5%), ma la fatica a far fronte ai bisogni quotidiani si rileva anche laddove esiste un reddito, come nel caso dei pensionati (10,4%) e dei precari (11,5%).

I sardi in difficoltà chiedono soprattutto il pagamento delle bollette, la possibilità di avvalersi di un servizio mensa, del vestiario, dei sussidi economici o di consulenza legale.

Capita anche sempre più spesso che ci siano richieste per farmaci “a causa dell’eccessivo costi dei medicinali”.

Sono invece 2.094 i cittadini stranieri, soprattutto provenienti dalla Romania (22,2%), dal Marocco (17,6%) e dall’Algeria (13,6%), ma aumenta anche la quota di persone che arrivano dal Gambia e dal Mali (poco oltre il 4%): i bisogni registrati riguardano problemi economici (24,5%) occupazione (22,5%) o legati all’immigrazione come burocrazia o riconoscimento dello status giuridico (19,4%).

I NEET TRA STUDI INTERROTTI E LAVORI PRECARI – I giovani che in Sardegna non studiano, non si formano e non lavorano, i cosiddetti Neet, hanno alle spalle una “frammentarietà e fragilità” costellate di occupazioni precarie, sottopagate ed estremamente eterogenee.

Questo incide sulla vita affettiva e relazionale, con l’impossibilità di costruire un futuro o progetti di vita a lungo termine.

E’ quanto emerge dal focus della Caritas sulla base dei 952 giovani tra i 15 e i 34 anni che si sono rivolti ai centri d’ascolto.

Si tratta di persone, spiega il report, che hanno una “scarsa propensione ad attività sociali, al di là della pratica sportiva assai diffusa tra gli intervistati, politiche, sindacali o culturali e che ritengono che la propria situazione debba essere ascritta alla propria responsabilità o a fattori esterni, ma tutti vorrebbero maggiori opportunità e un sistema di orientamento più efficace sia nel percorso di studi che in quello lavorativo”.

Tratto da : qui

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