Migranti, il Viminale: “Lavori socialmente utili per chi chiede lo status di rifugiato”

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Chi chiede asilo politico dovrà lavorare: servizi socialmente utili in cambio dello status di rifugiato. E’ il fulcro del nuovo “piano sull’immigrazione” elaborato dal ministro dell’Interno Marco Minniti e anticipato dal Corriere della Sera.

La proposta del Viminale verrà presentata mercoledì in Parlamento alla Commissione Affari costituzionali, nell’ambito di un progetto che coinvolge Regioni e Comuni.

COME FUNZIONA – La novità sostanziale è quella che prevede la possibilità che i richiedenti asilo vengano impiegati in lavori socialmente utili, non su base volontaria, ma un obbligo perché la pratica sullo status di rifugiato vada a buon fine. Convenzioni anche con aziende per gli stage.

A due mesi dall’arrivo, l’immigrato riceverà un permesso provvisorio, in attesa che la sua identità sia verificata.

Così il richiedente asilo finirà in uno Sprar –  Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – e il sindaco del comune ospitante offrirà opportunità di lavori socialmente utili.

L’intento del ministro Minniti è far andare questo sistema a regime in modo che, modificando l’attuale normativa, il lavoro diventi un requisito obbligatorio.

C’è da superare, però, l’ipotesi retribuzione, che al momento rappresenta uno scoglio.
DA CIE A CPR: LE ALTRE NOVITA’ – Tra le altre novità del piano immigrazione firmato Minniti ci sono la riduzione a un solo grado di appello nel caso di bocciatura della domanda di asilo; gli accordi con i Paesi di provenienza; aumento del numero dei Comuni che danno accoglienza tramite incentivi (500 euro a migrante già stanziati).

Proposta di modifica anche sul reato di clandestinità.

I vecchi Cie cambieranno nome in Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

Saranno centri più piccoli, fuori dai centri cittadini e vicini a infrastrutture come gli aeroporti, da ottanta-cento posti, uno per regione, escludendo Valle d’Aosta e Molise, per un totale di 1.500-1.600 ospiti.

All’interno sarà presente la figura di un garante per verificare il rispetto dei diritti umani e delle procedure.“
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