La Francia del futuro

La Francia del futuro

Ormai fioccano le previsioni di tutti coloro che non si sono fatti irretire dalla propaganda del finto “antifa” , di quelli che probabilmente riusciranno a salvare il futuro di tutti noi.

Delitto di Alatri, vegani contro Emanuele: “Un cacciatore di meno”

“Beh, sembrerò cinica, ma quando muore un cacciatore, ossia uno che non ha il minimo rispetto per la vita, non provo nessuna pietà! Anzi… penso “uno di meno!”… E non conta niente se c’ha 20 anni e se gli hanno fatto la pelle!!! Lui la pelle l’ha fatta a tanti altri… e la ruota gira!!!”.

Massacrato dal branco per un banale pretesto prima, vittima della violenza delle parole poi, da morto. Emanuele Morganti, il 20enne picchiato a morte ad Alatri da un gruppo di coetanei dopo una lite nata per un drink, nelle ultime ore è diventato suo malgrado anche il protagonista di una serie di commenti al vetriolo ad opera di alcuni vegani, che ne prendono di mira la passione per la pesca e la caccia e, in alcuni casi, ne festeggiano la morte.

 

Sotto le foto del giovane, sotto gli articoli che lo riguardano, sotto ogni discussione sull’orribile delitto di Alatri, i commenti degli animalisti integralisti non si risparmiano e non si fermano nemmeno davanti al dolore per la morte senza senso di un ventenne.

Fra i primi ad accorgersene, gli admin del gruppo satirico Facebook ‘Anche i vegani muoiono‘, che hanno scovato e pubblicato uno dei tanti post sul ragazzo – quello di Sarah, ad esempio, che alla foto di Emanuele sorridente mentre mette in bella mostra una carpa appena pescata commenta: “Emanuele è stato ucciso. Il pesce anche” -, dando vita a una vera e propria raccolta di screenshot agghiaccianti da parte degli utenti, ora impegnati a segnalare qualunque tipo di comportamento scorretto nel nome di Emanuele.

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Asilo comunale abolisce la festa del papà. “Offende i bambini che hanno due mamme”. Sostituito da lavoretti su etnie

Un asilo comunale dice addio alla festa del papà per non offendere i bambini con due mamme. A denunciare quanto accaduto in una scuola per l’infanzia del quartiere Isola di Milano è Riccardo De Corato, ex vice sindaco e capolista di Fratelli d’Italia alle Comunali 2016. “Un asilo comunale elimina la Festa del Papà per non offendere i genitori gay: siamo arrivati anche a questo a Milano, dopo che l’amministrazione arancione ha cancellato mamma e papà per genitore1 e genitore2”.

Non ci sarà alcuna iniziativa legata alla Festa del Papà (dai bigliettini di auguri alla canzoncina da imparare a memoria) per non discriminare i figli di eventuali coppie ‘arcobaleno’. “Non c’è più alcun rispetto per la famiglia – aggiunge De Corato – non è certo una novità per il centrosinistra, sia a livello nazionale che locale, ma non ci arrendiamo, non lo accettiamo. L’assessorato ha precisato che è stata una scelta autonoma delle educatrici, ma la scuola è comunale, non è accettabile che ognuno faccia quello che gli pare! Se la linea del Comune è quella di far fare a ogni educatrice quello che vuole, allora prepariamoci all’anarchia di ogni singola maestra. Palazzo Marino non può lavarsene le mani così, presenterò un’interrogazione”.

I genitori riferiscono che la festa del papà è stata sostituita con una programmazione didattica dedicata alle diverse etnie. Alcuni di loro nei giorni scorsi hanno protestato e segnalato il cambiamento ai giornali. Da parte dell’asilo nessuna comunicazione ufficiale. “Siamo una scuola comunale e non possiamo rilasciare alcuna dichiarazione – ha replicato la segretaria didattica – rivolgetevi alla nostra direzione di settore”. Per il 19 marzo quindi i bambini non prepareranno il solito lavoretto (un biglietto di auguri, un disegno, una poesia) da portare a casa al loro papà, ma un elaborato sulle diverse etnie nel mondo. Sui motivi che hanno portato a questo cambiamento non ci sono al momento versioni ufficiali, anche se molti genitori non sembrano avere dubbi: sarebbe stato deciso per non urtare la sensibilità di alcuni bambini che avrebbero due mamme o due papà. “Non ci sono dubbi che il motivo è questo – ha detto una nonna senza nascondere la sua irritazione – nella classe di mio nipote c’è una bimba che vive con due mamme, ma gli altri genitori si stanno organizzando per chiedere alla scuola di rivedere la sua decisione”.

All’uscita della scuola si è presentato anche Nicolò Mardegan, candidato sindaco della lista civica di centrodestra NoixMilano. “Siamo indignati – ha detto – e vogliamo esprimere il nostro sostegno alla famiglia naturale, continuamente vessata da un’amministrazione che preferisce genitore 1 e genitore 2 e che cerca di indottrinare i nostri figli al fatto che padre e madre sono da abolire. Difendiamo i bambini da questi cattivi maestri”.

Perché dico che sta crollando la Seconda Repubblica?

di Aldo Giannuli.
 
Una serie di sintomi grandi e piccoli indicano come, ormai, il processo di sfaldamento della Seconda Repubblica sia in atto: il disfacimento del Pd, l’atonia del governo Gentiloni, il ritorno degli scandali che “puntano in alto” e che ormai coinvolgono non solo la politica ma anche il giornalismo (e si pensi al penosissimo caso del “Sole 24 ore” le cui azioni ormai valgono carta straccia), ancora una volta i magistrati vengono a far da becchini al sistema e i sondaggi segnalato la caduta rovinosa della fiducia dei cittadini in tutte le istituzioni. La macchina dello stato è in panne con ogni evidenza, e la politica è un motore fuso.
Ma tutto questi, appunto, sono i sintomi, non sono le cause del crollo. Il malessere profondo, lo abbiamo detto, è iniziato anni addietro, dal 2013 che, per la Seconda Repubblica, è stato quello che il 1987 è stato per la Prima. La rovina di un sistema politico non si verifica in un solo momento, ha sempre un processo che inizia molto prima e diventa più veloce alla fine.
Il 2013 ha segnato la rottura dell’equilibrio bipolare con l’irruzione sulla scena del M5s, poi la prima sentenza della Corte Costituzionale che metteva limiti al sistema elettorale maggioritario, quindi l’ondata di processi che sconvolgeva la testa di classifica delle imprese italiane, il conseguente scioglimento del “salotto buono”, eccetera.
Dopo la breve e poco seria parentesi renziana (che ha rallentato, ma assolutamente non bloccato la decadenza del sistema e del paese), le tensioni hanno preso nuovamente ad addensarsi per esplodere il 4 dicembre 2016.
Nessun sistema politico è eterno ed ha una durata più o meno lunga: ma ce ne sono di durata maggiore come l’Italia liberale (che durò dal 1861 al 1922, 51 anni) o la Prima Repubblica (1946-1993, 47 anni) e di breve come il fascismo (1922 al 1943, 21 anni, 23 se includiamo anche l’occupazione nazista), o la Seconda Repubblica (1993 2016, 23 anni più o meno quella del fascismo). Ovviamente la durata dice anche della solidità di un sistema e, se la durata è troppo breve, significa che c’erano fragilità costitutive che non hanno retto alla prova del tempo.
Peraltro, nessun regime crolla senza ragioni, e ciascuno ha le sue patologie finali. Nel caso della Seconda Repubblica siamo di fronte ad un crollo relativamente prematuro e questo rinvia alle ricerche delle cause più o meno prossime.
Circa quelle più vicine, è evidente l’impatto della crisi finanziaria e di quella, parzialmente intrecciata, dell’Unione Europea. Così come la Prima Repubblica non resistette all’impatto della globalizzazione neo liberista, oggi la Seconda non regge alla crisi di quell’ordinamento. La crisi finanziaria si è riversata sull’economia, con la perdita di milioni di posti di lavoro in tutto l’occidente, un abbassamento generalizzato di salari e consumi.
Ormai questo dura da quasi 10 anni e, salvo brevi e poco significativi saltelli che si cerca pietosamente di spacciare per ripresa, non si vede ancora la luce dell’uscita dal tunnel. E’ questa la principale ragione dell’esplosione dei cosiddetti populismi, che poi sono moti di protesta diversi fra loro, ma che puntano tutti ad una rivolta generalizzata anti sistema.
L’Italia ha pagato anche un prezzo più alto di altri e, dunque è abbastanza normale che il suo sistema politico sia squassato dalla tempesta più che altrove.
E questo ci fa capire che c’è un “difetto di progettazione” nella Seconda Repubblica. Essa sorse da una curiosa “emulsione populista liberista” per la quale, ad una retorica fondamentalmente ipo-politica (se non antipolitica) corrispondeva un disegno sostanzialmente elitario oligarchico, attraverso la liquidazione degli istituti della democrazia di massa e l’emergere di partiti-azienda raccolti intorno ad un leader più o meno carismatico. Questa pasticciata mescolanza ha funzionato per qualche tempo, ma, come ogni emulsione, alla fine ha separato “l’acqua dall’olio” e non funziona più.
L’inganno populista, che in qualche modo è stato tentato non solo in Italia, ha finito per ritorcersi contro i suoi stessi artefici, che oggi devono affrontare la rivolta populista che essi stessi hanno suscitato.
Il punto è che, piaccia o no, la democrazia ha messo radici, pur con tutte le sue carenze ed il popolo non rinuncia a dire la sua.
Un personaggio sostanzialmente estraneo alla democrazia come Giorgio Napolitano (come dimostra il suo giovanile stalinismo, il suo appoggio all’invasione sovietica dell’Ungheria, poi la sua lunga adesione alle regole disciplinari del Pci, infine, in età senile, la sua adesione toto corde all’elitarismo neoliberista) può anche pensare che ci siano materie come l’adesione agli organi internazionali da sottrarre alla decisione democratica, perché il popolo non è in grado di capire e che questo è stato l’errore di Cameron. Ma, per fortuna, è una posizione destinata ad infrangersi contro la solidità dei fatti.
Dunque, dissoltosi l’inganno dell’emulsione, è venuto fuori il carattere genuinamente antidemocratico ed oligarchico del neoliberismo, rivelato dall’urto della crisi. E questo sta travolgendo anche la costruzione iper tecnocratica della Ue. E con questa sta venendo meno un altro pilastro dell’ordine neoliberista e, di riflesso, del sistema politico italiano.
Al pettine stanno venendo, uno dietro l’altro, i nodi intrecciati in questo quarto di secolo ed a questo si aggiungono le specifiche ragioni italiane.
Non una delle promesse della Seconda Repubblica ha trovato attuazione: non il bipartitismo, non il governo di legislatura, non un ceto politico più corrispondente alla volontà popolare (anzi.), non la fine della corruzione, non la fine della grande criminalità organizzata, non un ordinamento più moderno e funzionale della pubblica amministrazione, non la riduzione del debito pubblico, non la riqualificazione della spesa pubblica e minore pressione fiscale, non servizi pubblici migliori e ci fermiamo qui. Nessuna delle “riforme” tentate ha prodotto gli esiti promessi e spesso ha comportato pesanti effetti controintuitivi.
Con un bilancio così negativo, c’è da meravigliarsi del come la protesta abbia tardato tanto. Ma adesso siamo al redde rationem.
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Esame per medici, il test è pieno di errori. Figuraccia della Fedeli

Valeria Fedeli è la ministra del Miur cioè dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca.

Un ruolo prestigioso e inclito da cui dipende la cultura istituzionale in Italia e che, tuttavia, non ha neppure il la licenza non dico universitaria ma neppure liceale.

Succede. In Italia.

Ma di più: neppure ha la licenza liceale. Succede. In Italia.

Ma ancora: ha cercato di taroccare il suo cv on-line ma è rimasta al suo posto.

Succede: in Italia.

Ma il 15 febbraio una nuova perla si è aggiunta a questa corona risplendente: i candidati all’esame di Stato all’esercizio della professione medica si sono visti recapitare al test -gestito dal ministero della ministra- un test sballato.

Succede. In Italia.

Ma la cosa “divertente” è che i farmaci sartani sono diventati “satanici”, che l’eutanasia risulta praticabile, che il vaccino per l’epatite A non esiste e che le cellule eucariote divengono in un mistico quanto inconsapevole afflato misticoeucaristiche”.

Nella risposta C i farmaci antipertensivi sono definiti «satanici», ma in realtà sono i «sartani».

Senza contare gli errori di battitura, lettere mancanti e appunto, la cosa più grave, risposte sbagliate.

Errori di battitura che fanno pensare che le domande siano state tradotte in maniera sommaria dall’inglese.

Insomma un test zeppo di errori che sembra scritto da uno scrivano ubriaco sotto l’effetto dell’ Lsd, tanto per restare in tema medico.

A pensar male si fa peccato etc etc; ma certo non si può far a meno di pensare che la ministra che “non ho potuto studiare perché lavoravo nel sindacato” ha proiettato il suo “non sapere” sui test che per entanglement quantistico ne sono stati misteriosamente influenzati.

Le domande vengono preparate per il Miur da una commissione nazionale di 8 membri di cui 4 medici e 4 professori universitari mentre un consorzio, Cineca, un consorzio interuniversitario, ha il compito pratico di stampare le domande per la prova scritta

Ah dimenticavo: la Ministra Valeria Fedeli è risultata la più ricca del governo.

Quando si dice con Orazio che “carmina non dant panem”…

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Scarica il Libro : “Pensieri Frasi e Motti del Duce”

Prosegue l’iniziativa “libreria storica” di PoliticamenteScorretti” che , dopo il “mein Kampf” di A.Hitler, pubblica , in maniera totalmente gratuita ,un piacevole libretto che raccoglie quelle che sono i pensieri i motti e le frasi più famose di Benito Mussolini.

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Domani scarica gratis il Libretto storico “Pensieri frasi e motti del Duce”

Continua l’iniziativa di “politicamenteScorretti” di pubblicare, e rendere scaricabili, in maniera totalmente gratuita, libri e raccolte di interesse storico.

Quello che troverete domani , seguendo la nostra piccola paginetta di divulgazione storica, è un volumetto di poco più di un centinaio di pagine, che raccoglie, come si evince dal titolo, quelli che sono stati i motti e le frasi piu celebri di Benito Mussolini , e che spesso, a seconda del periodo storico, sono mutati nel tempo.

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Messico: il paese più pericoloso al mondo (immagini riservate ad un pubblico meno sensibile)

la classica frase “macelleria messicana” trova in queste foto la sua applicazione

Forse, a molti di quelli che ancora strillano al muro sul confine messicano, fortemente voluto dai presidenti americani, e non dal solo Trump, è ancora poco chiara la situazione messicana.

Non è servito l’invio nell’area di migliaia di soldati. E nemmeno le nuove leggi emanate appositamente dell’esecutivo per combattere contro le violenze. Nulla è ancora stato utile a calmierare la situazione che sta trasformando il Messico, e nemmeno troppo lentamente, in uno dei paesi più pericolosi del mondo.

I cartelli si combattono anche a colpi mediatici oltre che con le pistole. Omicidi di massa, eclatanti. Scene criminali degne dei migliori film dell’orrore. Teste mozzate e corpi mutilati Uno spara all’altro e tutti e due accusano le forze di sicurezza di fare parte del cartello avversario e di favorirne i traffici illeciti a scapito dei nemici.

uno dei “divertimenti” dei macellai messicani è quello di tagliare la pelle del viso ai lati,e strappare letteralmente il viso alle vittime.

D’altronde , tra criminali comuni e polizia corrotta , le scene che qui proponiamo , sono diventate cosi normali tra la gente che cammina per le strade, che non fanno più colpo ,e località famose come Acapulco, sono diventate ormai campi di battaglia dove, ogni giorno, decine di persone vengono “giustiziate” tra l’indifferenza dei passanti che continuano normalmente la loro vita.

Il racconto cruento della guerra fra narcos non risparmia nessuno, nemmeno i ragazzini minorenni che hanno la sola colpa di entrare a far parte del giro sbagliato.

Secondo quanto emerse dalle indagini delle forze dell’ordine, l’omicidio dell’autostrada di Acapulco  fu una ritorsione per un altro massacro dei narcos avvenuto il giorno precedente al ritrovamento, quando un gruppo di killer dei Templari uccise 10 ragazzi minorenni, tra i 15 e i 16 anni, che spacciavano droga per la Familia Michoacana.

In quell’attacco rimasero gravemente feriti anche 5 ragazzini, mentre tra le vittime vi era anche El Tuzo, ovvero il presunto leader dei sicari della Familia che si era accordata con la Sinaloa, dopo essersi separata dai Templari.

Attivista assassinata: foto del cadavere su Twitter

Il mio vero nome è Maria del Rosario Fuentes Rubio, sono una dottoressa e oggi la mia vita è arrivata alla fine. Chiudete i vostri account su Twitter, non mettete in pericolo le vostre famiglie come ho fatto io. Chiedo scusa‘.

Questo è il messaggio apparso nel mese di ottobre 2014 sul profilo Twitter di un’attivista anti-narcos: a scriverlo, uno dei suoi aguzzini, che ha poi postato la foto del cadavere sul noto social network.

Maria del Rosario, medico e giornalista, usava Twitter per denunciare i traffici criminali del suo Paese, lo stato messicano di Tamaulipas conteso dal cartello del Golfo e da quello dei Los Zetas.

La donna è stata torturata ed uccisa, ed ora molti blogger hanno espresso timore nel continuare la lotta telematica contro i narcos: tuttavia, per onorare la memoria dell’attivista, nonostante la paura i suoi colleghi hanno deciso di ‘andare avanti con più forza di prima‘, e non lasciarsi sopraffare dalla raccapricciante crudeltà dei narcos.

Nella foto: cinque cadaveri con teste, braccia e gambe troncate e collocate accanto al torso sono stati trovati  dalla polizia messicana alla periferia di Culiacan, capitale dello Stato di Sinaloa, a ridosso con la frontiera Usa.

Lo hanno reso noto i media locali.

Accanto ai corpi smembrati, è stato trovato anche uno striscione in cui il cartello dei Los Zetas sfida il boss di quello di Sinaloa, Joaquin ‘El Chapo’ Guzman, avvertendolo: ‘Non controlli lo Stato di dove sei originario, figurati se puoi controllarne un altro’.

Il messaggio è siglato ‘Z40′, cioé Miguel Angel Trevino, il n.2 dei Los Zetas – la gang di narcos piu’ sanguinaria del Messico in ‘guerra’ da tempo con quella di Sinaloa, la piu’ potente – che, inoltre, accusa ‘El Chapo’ di essere ‘un informatore della Dea’, l’agenzia antinarcotici Usa.

Il quotidiano ‘El Universal’ rivela oggi che la Dea ha appena arrestato a Laredo, Texas, due militari Usa, presumibilmente assoldati dai Los Zetas per uccidere dei loro rivali in un fattoria della zona.

Il giornale, citando fonti della giustizia Usa, precisa che i due militari, un tenente ed un sergente dell’esercito, ‘avevano offerto addestramento militare a quelli che ritenevano membri’ di tale cartello.

Ci si chiede, alla luce di queste poche e parziali notizie, se i “manifestanti” contro le politiche americane del famoso muro, abbiano ancora le idee ben chiare su cosa sta effettivamente succedendo in messico e da cosa cercano di proteggersi gli americani, che probabilmente hanno tanti difetti, ma ancora non sono giunti alla stupidità del “porgi l’altra guancia” e meno che mai si sognano di protestare a suon di gessetti.

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Rom in gabbia, il popolo di Facebook contro Lidl: “Non licenziate i due dipendenti”

“Se licenziate i due ragazzi io e la mia famiglia non metteremo più piede nella vostra catena. Italia agli italiani! Bravi i due ragazzi!”.

E’ solo il primo di una lunga sequela di commenti che è possibile leggere sotto il post di Facebook con cui la catena di supermercati Lidl Italia ha preso le distanze dal video girato da due dipendenti di Follonica che giovedì scorso hanno rinchiuso due donne rom in una gabbia adibita alla raccolta rifiuti, mentre erano intente a rovistare tra la spazzatura.

Una decisione poco gradita al popolo del social network, che si è subito schierato dalla parte dei due uomini.

“Chi è contro i ragazzi può andare al primo campo rom e portarseli a casa”, sbotta un utente di Facebook, mentre Patricia scrive: “Io sto con i ragazzi… Non se ne può più di andare a fare la spesa nei vostri supermercati e di esser continuamente stalkerati da queste persone… Hanno fatto proprio bene!”.

“Ma cosa volete verificare? Prendete le distanze da cosa? Vi piace essere derubati?”, si chiede Valeria, che propone di dare “subito un aumento a quei ragazzi“.

Il tenore dei commenti è più o meno questo.

“La Lidl fa benissimo a prendere le distanze da questo gesto e a prendere provvedimenti nei confronti dei ragazzi”, afferma invece Francesco.

Nicola si augura che i due dipendenti “vengano licenziati” perché “nessuno deve sostituirsi allo Stato“.

Ma le stigmatizzazioni si contano sulle dita di una mano, travolte da un’ondata di elogi rivolti al gesto dei due.

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I volti ritrovati dei nazisti di Auschwitz

Lunedì 30 gennaio l’Istituto polacco per la memoria nazionale aveva diffuso su internet i nomi di 8.500 membri delle SS naziste che prestarono servizio nel campo di sterminio di Auschwitz nei cinque anni, dal 1940 al 1945, in cui questo fu teatro di un numero di atrocità mai visto prima nella storia.

Prima della liberazione del campo da parte delle truppe sovietiche il 27 gennaio 1945, giorno che oggi corrisponde alla Giornata della memoria, 1,1 milioni di persone, il 90 per cento dei quali ebrei, furono sistematicamente sterminati nelle camere a gas e uccisi dalle percosse, dalla fame, dalla malattia o dalla crudeltà dei loro aguzzini.

Nel corso della sua esistenza, Auschwitz fu presidiata da circa 10mila tedeschi, tra membri delle SS e guardie di rango inferiore: una piccola frazione di questi è stata poi processata e condannata per crimini di guerra, ma la maggior parte è semplicemente ritornato a una vita normale.

L’elenco diffuso dall’Istituto contiene le generalità, le foto e le pene comminate a ciascuno. Secondo i media locali, alcune decine di queste persone sono ancora in vita.

La banca dati è stata creata in parte per dissipare chi sostiene che il campo fosse gestito da molte guardie polacche, ipotesi negata con forza dai difensori della memoria del paese.

Nella gallery, alcune delle foto pubblicate, che possono essere consultate nella loro interezza a questo indirizzo.

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