Vittorio Sgarbi fonda un partito, si chiamerà Rinascimento “ecco il programma”

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 Il dito indice di Dio che sfiora quello di Abramo nella Creazione di Michelangelo. Uno dei particolari più evocativi e potenti di tutta la storia dell’arte.

È questo il simbolo del movimento con il quale Vittorio Sgarbi, 64 anni (già deputato di Forza Italia e poi sindaco di Salemi) torna a occuparsi attivamente di politica.

«Il partito si chiamerà Rinascimento — spiega — perché stiamo vivendo un neo-Medioevo culturale e occorre ricominciare a credere e investire nella bellezza».

Annuncia la nuova iniziativa tra un San Sebastiano dipinto da Pinturicchio e un quadro di Guttuso a lui dedicato, nell’incredibile casa-museo di famiglia a Ro Ferrarese dove abita ancora il padre Nino che, a 96 anni, seduto a tavola declama versi di d’Annunzio con la stessa frizzantezza del Lambrusco che beve a piccoli sorsi.

Ed è già mezzanotte.

«L’idea mi è venuta qualche mese fa — racconta Sgarbi — sfogliando l’inserto del Corriere della Sera dedicato al Bello dell’Italia.

Ho pensato fosse giusto creare un progetto che riportasse al centro dell’azione politica il primato della bellezza.

Abbiamo un patrimonio immenso che racchiude un’economia ignota. C’è qualcosa di alterato nella percezione di ciò che l’Italia è.

E di questo la politica non si occupa. È come se il governatore delle Maldive fingesse di ignorare il mare».

Con tutti i problemi che ci sono, considera davvero questa una priorità?

«Sì, ripeto, bisogna investire sulla bellezza.

Anche limitandosi a lasciare certi luoghi come sono perché nulla ha più valore di ciò che è incontaminato.

I modelli di sviluppo non devono essere esclusivamente industriali. Perché questo ha portato agli scempi di Bagnoli, Taranto, Termini Imerese.

Si è investito invece sulla bellezza in luoghi come Capri, Ischia, Taormina, Ravello e il meccanismo ha funzionato.

E oggi Siracusa rialza la testa grazie a Ortigia, quindi grazie al suo passato, e certo non per lo stabilimento di Priolo che addirittura si era ipotizzato dovesse sorgere sull’area dell’attuale oasi di Vendicari, vicino Noto.

Significa che questo declino è imputabile unicamente all’ignoranza di chi ci ha governato.

Un dato clamoroso: in Italia ci sono 25 milioni di edifici, di questi: 12 milioni sono stati eretti dal sesto secolo avanti Cristo fino al 1960; tutti gli altri, 13 milioni, da quel momento in poi.

Il caos estetico è evidente. Bisognerebbe fare come nel cibo».

In che senso?

«Carlo Petrini, inventore di Slow food, ha trasformato in economia quello che non era niente.

Prima c’era un peperone e basta.

Ora c’è il peperone Presidio slow food. Geniale. Andrebbe nominato ministro dell’Agricoltura, se non premier.

Poi è arrivato Oscar Farinetti, che ha fatto diventare globale quello che era nazionale.

Ecco, io voglio inventare la Slow Architecture.

Che non prevede pale eoliche ma un ritorno all’edilizia con materiali tradizionali e dall’impatto estetico positivo».

Chi potrebbe affiancarla in questa battaglia?

«Mi piacerebbe coinvolgere il Fai, perché ha un modello che funziona e la parte più sana di Italia Nostra».

Non potrà incentrare la sua campagna solo su questi temi.

«Ho un programma molto ricco.

A cominciare dall’abolizione delle Regioni.

Mi spiego.

Oggi i parlamentari a Roma lavorano solo dal martedì al giovedì.

Poi tornano a casa.

Se venissero abolite le Regioni, le funzioni degli attuali consiglieri potrebbero essere assunte da questi parlamentari i quali dedicherebbero il venerdì, in apposite commissioni, ai problemi delle loro singole regioni. Poi c’è la questione fiscale».

La spieghi.

«Proporrò di stabilire un tetto fiscale: il 15% fino a 36 mila euro e il 25% fino a 500 mila euro, il 30% fino a un milione di euro, il 35% oltre un milione di euro.

E questa soglia non si supera.

La pressione fiscale si potrà aumentare come espressione di solidarietà soltanto per calamità naturali».

Come convincerà la gente a votarla?

«Userò il teatro. “Rinascimento”, dopo “Caravaggio” diventerà uno spettacolo che debutterà l’11 aprile a Bari.

Marco Travaglio ha usato lo stesso metodo per lanciare Il Fatto. E poi i social».

Ci ha preso gusto: i suoi video contro il trio Il volo sono stati cliccati milioni di volte.

«Sì, sì mi diverto molto. È un modo per arrivare direttamente alle persone».

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