Bitonto come Goro, traffico bloccato e rivolta contro i migranti: “No al centro di accoglienza”

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immagine di repertorio

Al civico 50 di via Piave, una stradina a pochi metri dalla villa comunale, si parla ancora al passato: ex mobilificio.
È l’unico modo per farsi capire, cercando l’ingresso dell’edificio che dovrebbe ospitare il centro d’accoglienza per richiedenti asilo.
“E’ in fondo, quel cancello grigio”.
Eppure quel centro fantasma ha paralizzato Palombaio con una protesta che fa pensare a quelle di Goro e Gorino.

Per un’ora e mezzo corso Vittorio Emanuele – l’arteria principale di questa frazione a una manciata di chilometri da Bitonto – è stata bloccata.

“In diversi anni di attività non mi è mai successa una cosa del genere”: la voce di Raffaele Patella tradisce ancora emozione.

E un pizzico di paura: “Erano una ventina, hanno fermato il traffico, tutti in piedi, davanti alle auto. Non si riusciva a fare un metro in macchina”.
Novanta minuti, come quelli di una partita di calcio.
E il gol, per ora, l’hanno segnato i manifestanti: il centro d’accoglienza non si farà.
Con buona pace della cooperativa San Sebastiano di Gravina in Puglia, di cui Patella è responsabile.
Dopo le proteste dei giorni scorsi hanno scelto di mollare: “Non vogliamo portare scompiglio al territorio in cui andiamo a operare – spiega – Abbiamo rimesso la decisione nelle mani della prefettura, annunciando che avremmo interrotto i lavori anche se sono praticamente finiti.
Se Palombaio vorrà, ci metteremo a disposizione e porteremo letti e tutto quello che serve”.

Per ora, però, Palombaio non sembra volere appieno.

“Ci sono quelli pro e quelli contro.
Non ce l’abbiamo con nessuno, ma qui dobbiamo pensare prima a noi: siamo abbandonati da tutti, non abbiamo servizi”.
Il capannello di anziani nella piazzetta centrale pronuncia le sue verità.
E indica il monumento nella villa transennato (“Da mesi ha la testa rotta, ma non vengono a ripararlo”), l’ufficio postale (“Ce lo vogliono chiudere”) e la guardia medica (“Settanta anni fa eravamo di meno e stavamo meglio)”.
Non che ne siano tanti ora, ma le tremila anime di Palombaio non accettano lezioni dai benpensanti.
“Ci siamo presi anche l’accusa di essere razzisti – spiega Silvestro Puccinonna, vicino di casa del centro, abitando proprio di fianco – ma noi possiamo soltanto dire di essere razzisti per paura: non ce l’abbiamo contro quelle povere persone, ma contro chi gestisce queste strutture.
Razzisti non contro gli uomini, ma contro le situazioni”.

È anche lui tra quelli che si sono mobilitati contro il centro: approva la petizione, firmata da oltre 500 persone, ma non la modalità del caos di piazza: “Quando ho visto che la situazione stava degenerando in corso Vittorio Emanuele sono andato via”.

Però propone la sua forma di protesta: “Mi farò portavoce del prossimo atto: consegnare al sindaco i nostri certificati elettorali”.
Del resto, qui adesso il primo cittadino di Bitonto non raccoglierebbe scrosci di applausi.
“La cosa che ci ha dato molto fastidio – spiega Francesco Pappapicco, della pasticceria Bonheur, a una ventina di metri da via Piave – è che abbiamo saputo tutto a giochi fatti.
Perché non siamo stati informati prima? Così sembra ci sia qualcosa da nascondere”

Una confusione ingenerata anche da voci che si sono rincorse da mesi, a cominciare dal numero di persone che sarebbero ospitate nel centro: “Prima dicevano 300, poi 200, poi 100, ma nessuno di questi dati è vero”, evidenziano un paio di ragazzi minorenni che si farebbero portavoce del comitato a favore dell’accoglienza, “ma qui anche chi è d’accordo con noi preferisce rimanere in silenzio”.

In realtà i richiedenti asilo accolti sarebbero 27. “Comunque troppi se il rapporto deve essere uno a mille: qua pure tre sarebbero troppi”, chiosa un passante che ribadisce di aver portato all’attenzione delle istituzioni una petizione in cui riprendeva un pesante passato per questa frazione.

“Premettendo che i nostri cittadini sono sostenitori della cultura dell’accoglienza, non si può negare che Palombaio abbia già dato in passato il suo contributo in tal senso e che adesso avrebbe bisogno di altre tipologie di iniziative”, recitava la raccolta firme.

Come a dire: abbiamo già dato.
E in due tranche differenti Palombaio ha ricevuto l’ondata di baresi, provenienti principalmente dalle case popolari, che sono stati accolti nella borgata bitontina: in parte alloggiano sulla strada verso Terlizzi, in parte proprio nell’area in cui dovrebbe sorgere il centro d’accoglienza. Ma il condizionale, per ora, è puro esercizio di stile.

Ufficialmente il motivo del blocco alla realizzazione del centro è da ricercare in una questione prettamente burocratica.

“Dalla prefettura ci hanno detto che mancava il certificato di agibilità dello stabile – evidenzia il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio – e pertanto l’autorizzazione è venuta meno”.
Trovato il cavillo per giustificare formalmente lo stop al centro d’accoglienza – “Anche se ne siamo venuti in possesso e lo presenteremo”,

chiariscono dalla cooperativa – resta il discorso della mancata integrazione.

“Purtroppo c’è chi fomenta – conclude Abbaticchio – e sono stato costretto a fermare decine di cittadini disperati che erano stati informati male e pericolosamente sulle agevolazioni per gli immigrati.
Chi diffonde queste informazioni false, a qualunque scopo lo faccia, sappia che è corresponsabile di odio razziale, fattispecie criminale e perseguibile a tutti gli effetti di legge”.
Fonte: qui
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