Accoglienza? Sì grazie, ma solo se retribuita.
Prima si (auto)descrivono come i campioni dell’accoglienza, grazie anche a certa stampa compiacente. E spiegano ovunque che il loro progetto di integrazione è virtuoso, quasi idilliaco. Operano da due anni nel Biellese e da due anni incassano 35 euro al giorno per ciascun richiedente asilo. Poi succede che lo Stato chiuda momentaneamente i rubinetti e loro, gli esponenti dell’associazione “Pacefuturo”, minacciano di portare i “migranti” in prefettura.
“Ho avvisato il prefetto, se continuano così siamo pronti a chiudere tutto e a portare i profughi in prefettura”, ha spiegato il referente della onlus Andrea Trivero al giornale locale Il Biellese, indispettito per un ritardo nei foraggiamenti. Dunque o arrivano i soldi o gli incrollabili principi di cui sopra saranno scaricati sull’uscio del prefetto, insieme a decine e decine di immigrati.
“Dalle parole di questo autorevole esponente di una struttura di accoglienza, abbiamo avuto la conferma di quel che sosteniamo da tempo, ovvero che in Italia l’accoglienza è solo un grande business per le cooperative che la gestiscono”, affermano gli esponenti della Lega biellese Giacomo Moscarola e Michele Mosca, rispettivamente capogruppo in Comune a Biella e segretario provinciale.
“Davanti a queste affermazioni ci chiediamo come mai tutti questi grandi valori morali siano stati accantonati.
L’accoglienza evidentemente è solo una fonte di guadagno”.
E ancora: “La Prefettura di Biella comunica che dal mese di aprile non è in grado di procedere con i pagamenti: la risposta dei gestori dell’accoglienza equivale a dire che i migranti sono considerati alla stregua di merce per produrre utili.
Se si interrompe il flusso di denaro diventa un problema da far gestire allo Stato.
Come al solito pagheranno i migranti, trattati alla stregua di un ingombro da cui liberarsi.
E i cittadini, che trovano le città invase da persone che in qualche modo devono mettere assieme il pranzo con la cena alla faccia di chi si è arricchito alle loro spalle”.
Fonte : qui
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