Due morti nel giro di una settimana e 31 persone risultate positive all’infezione da legionella.
È il bilancio di un’epidemia scoppiata da alcuni giorni a Parma e provocata dal batterio, che si annida negli ambienti idrici artificiali come impianti di distribuzione di acqua o di condizionamento, fontane o piscine.
Per far luce sul caso, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose ed epidemia colposa.
Un atto dovuto, che per ora non vede iscritti nel registro degli indagati.
Saranno le indagini, coordinate dai pm Giuseppe Amara e Andrea Bianchi, ad approfondire le cause del contagio e chiarire in futuro se ci siano state negligenze o omissioni da parte di responsabili e autorità competenti.
Per ora a parlare sono i fatti, mentre si attendono le analisi su campioni di acqua raccolti per individuare il focolaio del batterio, che potrebbe essere annidato nella rete idrica dell’acqua potabile.
L’epidemia di legionellosi è iniziata una settimana fa e sembra circoscritta al quartiere Montebello, una zona residenziale a sud della città emiliana.
L’infezione colpisce l’apparato respiratorio e il contagio, come spiegato dalle autorità sanitarie, avviene per inalazione (aerosol) di acqua contaminata, non si trasmette né da persona a persona né bevendo acqua.
I contagiati, che nei giorni scorsi erano 14, nel giro di una settimana sono quasi raddoppiati, e si è registrato il primo decesso di una 86enne.
Il secondo è arrivato martedì con la morte di una donna di 77 anni che era stata ricoverata all’ospedale Maggiore di Parma per difficoltà respiratorie e febbre alta.
Entrambe le donne avevano gravi patologie preesistenti.
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