Renzi a Palermo: proteste e scontri

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I collettivi universitari e studenteschi lo avevavo annunciato: non sarà per lui una passerella; e così è stato.

Meno di ventiquattro ore a Palermo e già due contestazioni. Ieri sera la prima: fuori dal Teatro Santa Cecilia; oggi quella organizzata dagli studenti fuori dal Teatro Massimo sfociata in scontri con gli agenti in antisommossa.

E, così, Palermo ha dichiarato il suo NO al presidente del consiglio.

Stamattina, in particolare, la contestazione è stata messa in campo dal mondo dell’università palermitana.

Studenti soprattutto, ma anche docenti e giovani dalle scuole. Il corteo è partito da piazza Pretoria in direzione Teatro Massimo.

Lì, Renzi, stava presenziando all’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo di Palermo. Invitato personalmente dal rettore Fabrizio Micari stava proseguendo il suo tour elettorale siciliano iniziato ieri sera con una iniziativa sul Sì al referendum; anch’essa contestata.

Gli universitari siciliani sono scesi, stamattina, in piazza con un solo intento – riportato nello striscione di testa della manifestazione: ”Cacciamo Renzi!”.

Le rivendicazioni chiare e determinate erano quelle di chi sa che il premier stava inaugurando la stessa “università delle macerie” che il suo governo ha contribuito a creare; con la complicità del rettore palermitano e, in generale, della conferenza dei rettori italiani.

Così l’ennesimo tentativo di “sfilata elettorale” di Renzi si risolve in un momento di fortissima rabbia e opposizione sociale.

Tutta l’area del Teatro Massimo, nel cuore di Palermo, è blindata – con enorme danno per la quotidianità dei palermitani.

La sala interna quasi vuota. Il corteo studentesco viene bloccato su via Maqueda ed, alla richiesta degli studenti di passare quel perimetro, ecco i manganelli della polizia. Il corteo resta compatto e i tentativi si ripetono puntualmente accompagnati dalla risposta violenta delle forze dell’ordine.

Renzi non va contestato – questo il messaggio lanciato oggi dalla questura palermitana. Ma gli studenti non ci stanno e provano ancora a far sentire la propria voce. Le cariche si susseguono, la resistenza però continua.

Cronache da un paese stanco di subire, insomma. Consuetudini ormai che giungono da una Sicilia che già un mese fa aveva “accolto” Renzi a Catania con la stessa determinazione. Un altro segnale giunge oggi dagli studenti palermitani.

Nel documento di indizione del corteo si legge “Le macerie non si inaugurano. Si spazzano via […] Costoro si autocelebrano come la nuova classe dirigente italiana; sostengono che sì la situazione è migliorabile ma esattamente proseguendo lungo questi stessi binari.

Come guidare verso un burrone e dire ai passeggeri che a breve inizierà una dolce discesa…. Costoro rispondono ai nomi di Matteo Renzi, Stefania Giannini,  Davide Faraone, Partito Democratico (in tutte le sue emanazioni anche giovanili nelle scuole e nelle università), Conferenza dei Rettori universitari italiani CRUI, Ministero dell’istruzione… tutta gente che senza alcuna remora, in barba al loro autodefinirsi “classe dirigente”, non possiamo che identificare come “complici”.

Complici nello smantellamento dei diritto all’istruzione; complici nella trasformazione dei luoghi del “sapere” in luoghi del “profitto”; complici delle banche e dei loro interessi; di Berlusconi e della Gelmini; complici e quindi nemici! […] Dietro la logica della concentrazione della ricchezza su pochi poli d’eccellenza, infatti, si cela l’ennesimo intervento “distruttivo” di ogni principio di pubblica utilità e ogni connotazione di istruzione come “diritto sociale”.

Per spiegare questo processo basti guardare le statistiche ufficiali sulle diffirenze territoriali legate a: flusso dei finanziamenti; flussi migratori; distribuzione dei fondi di ricerca; assunzioni e numeri di impiegati; costi d’accesso.

La continua riduzione del Fondo di Finanziamento delle università a colpito inesorabilmente la maggior parte degli atenei meridionali.

Restando ai dati su Palermo basti notare che nel giro di sette anni (2008-2015) il finanziamento per l’università del capoluogo siciliano si è ridotto del 30% arrivando ad appena 192 milioni nello scorso anno.

Il contributo di funzionamento destinato alle regioni – enti preposti all’adempimento di politiche legate al “diritto allo studio” – sia sceso da 24 a 14 milioni. Si verifica così che in Sicilia tre studenti su quattro non possono accedere alle borse di studio pur avendone diritto a fronte di una copertura a volte del 100% per alcune regioni settentrionali.

Le università italiane sono quindi sempre peggiori e sempre più classiste: se non sei ricco non ti meriti un’istruzione degna in strutture degne! “

La strada del NO sociale al governo Renzi è ormai tracciata. Non resta che spazzare via le macerie prodotte sulla nostra pelle!

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