La verità sulla fabbrica di bombe in Sardegna a Domusnovas e le foto sullo Yemen

La serie di Bombe tipo Mk

La serie di Bombe tipo Mk

Sulle bombe fabbricate a Domusnovas in provincia di Cagliari si è detto tanto ma non si è detto tutto , ed essenzialmente molte cose sfuggono ai cronisti vista l’aura di segretezza che circonda l’area della fabbrica.

Per l’occasione abbiamo intervistato un ex dipendente dell’azienda RWM che ci ha fatto una immagine di cosa si fabbrica e delle condizioni di lavoro sul posto :

-com’è la situazione a Domusnovas? La fabbrica è composta solo da lavoratori sardi?

“in pratica si , anche se le posizioni di comando e controllo sono affidate e personale che arriva da Brescia (la sede centrale italiana n.d.r.) e che ha creato un ambiente di lavoro “tossico” , oltretutto la maggior parte delle maestranze lavora coi classici contratti a tempo determinato, dunque impossibile aver voce in capitolo su nulla ,chi cerca di emergere viene costantemente “tagliato” in maniera subdola e con un pizzico di razzismo (nemmeno tanto velato) verso i sardi “.

-ci racconti la fabbrica e le sue produzioni:

“Il primo giorno non credevo ai miei occhi, vedere quelle cataste di bombe appena forgiate mi sembrava un campo del vietnam”.

-Cosi fa il suo esordio il nostro amico di cui per ovvi motivi non faremo il nome.

“Qui a Domusnovas in pratica facciamo la bomba da zero partendo da dei tubi che hanno forma e spessori predefiniti, che vanno forgiati con degli stampi che creano la sagoma a seconda del modello in fabbricazione”.

“Una volta eseguita la forgiatura , e corpi bomba vanno nel reparto di rifinitura dei pezzi , che vengono assemblati meccanicamente con le parti aggiuntive ,dopodichè vanno verniciati a seconda di come li richiede il cliente”

Ci dica, dopo queste prime fasi poi voi l’esplosivo interno lo mettete?

“certo che si, prima l’interno va interamente bitumato , perchè l’esplosivo è sensibile all’ossido e dunque deve essere isolato dalle parti metalliche”

-poi? che tipo di esplosivo si usa?

“si passa ai reparti di riempimento, l’esplosivo utilizzato è il PBXN-109 ,un composto formato da RDX o HMX che sono esplosivi forniti dalla Nobel Chemring in Svezia, poi ci va una percentuale di polvere d’alluminio e vari eccipienti plastificanti e conservanti “.

-Dunque si tratta di una quantità enorme di esplosivo? c’è un effettivo pericolo?

“a onor del vero, la parte della sicurezza è molto ben implementata, specie la zona dove avviene il mix degli ingredienti, che deve rispondere a diverse regole di temperatura,velocità e utilizzo utensili, e la parte relativa al riempimento dove sono in vigore delle regole ferree”.

-ma una volta riempite vi ritrovate una massa esplosiva quasi incontrollabile

“una volta riempite le bombe vanno in dei bunker costantemente sotto controllo, oltretutto il PBXN è un esplosivo praticamente inerte e non sensibile agli urti, questo vuol dire che per esplodere ha bisogno di determinate condizioni che in fabbrica non sono raggiungibili, ovvero, contrariamente a quanto si è scritto noi non facciamo l’ogiva la spoletta e nemmeno l’innesco che per altro viene attivato elettricamente con un impianto interno alla bomba che da noi non viene nemmeno montato”.

-dunque tutte le accuse di pericolosità del trasferimento della “merce” cadono?

“assolutamente si , come ho detto l’esplosivo è un polimero insensibile agli urti, con una forza deflagrante di circa 10 mila metri al secondo ,forse il piu potente che esiste, ma per farlo esplodere ha bisogno di diversi “booster” ovvero, altri tipi di esplosivo che generano la catena pirica atta a fare esplodere tutto il contenuto” .

-ora ci dica, che tipo di ordigni fabbricate e per chi?

“beh , tutta la serie Mk, cioè Mk 81 (per il nuovo cliente francese) poi le Mk82-83-84 per gli arabi , poi ci sono le bombe a penetrazione per la Turchia, poi le micidiali PGB Paveway che sono medio-piccole, ma che hanno la particolarità di essere guidate dal laser e non lasciar scampo al target selezionato, inoltre ci sono le gigantesche BLU-109 che sono oltre i due metri e sono le famose bombe a penetrazione che forano oltre due metri di bunker in cemento armato.”

-e vi fermate qui ?

“ah no di certo, ci sono anche dei tipi di mina cosidette “limpet”, cariche subacquee, cariche cave per i turchi e altre cose tipo testate per siluro o dei nuovi prodotti ancora in fase di sperimentazione”.

-ma lei lo sapeva che esiste una legge che impedisce alle fabbriche italiane di fornire armi ai paesi in guerra?

“beh questo penso lo sappiano tutti, infatti è per quello che noi non facciamo la vendita diretta a quei paesi , ma a degli intermediari, generalmente inglesi , che poi girano prevalentemente agli arabi”.

-ma lei per sapere queste cose aveva una posizione di comando all’interno?

“questo non lo dico , comunque sono cose che in linea di massima sanno tutti quelli che ci lavorano , quello che non sanno o che cercano di non vedere, è l’utilizzo finale del “prodotto” di sicuro non c’è nulla di cui essere orgogliosi”.

-grazie per quello che ci ha raccontato

Finisce cosi l’intervista vi lasciamo ora ad una rassegna fotografica degli effetti di queste bombe sulle devastazioni realizzate in Yemen e che sconsigliamo caldamente alle persone sensibili.

(clicca per vedere le foto)

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