Marino assolto sfida Renzi: “Adesso girerò l’Italia per dire no al referendum”

ignazio

Giù per strada, nel vicolo di Santa Chiara, i fans di Ignazio Marino fanno la «ola» – «I-gna-zio, I-gna-zio, I-gna-zio» – e lui, nella sua casa al primo piano, tira la tenda, guarda di sotto con gli occhi lucidi e dice al cronista: «Devo andare giù, mi scusi».

Per l’ex sindaco di Roma è il giorno della rivincita, covata per mesi in un silenzio insolito per un personaggio dalla grande loquacità e con un’alta considerazione di sé.

Dopo che il tribunale di Roma gli ha restituito l’onore, Ignazio Marino ha indetto una conferenza stampa a cento passi da Palazzo Chigi, un fuoco d’artificio di battute nel quale ha risparmiato colui che lui stesso ritiene il mandante della sua caduta.

Professore, pensa che il presidente del Consiglio le debba delle scuse?

«Per farlo, bisognerebbe avere capacità d’analisi, umiltà e onestà».

Un capo di governo che favorisce le dimissioni del sindaco della capitale, è una cosa che non si era mai vista…

«Non condivido chi ha parlato di golpe, ma il conto di certe azioni le paga il Paese, soprattutto quando riguardano la capitale di Italia.

Qualcuno ora si dovrebbe guardare allo specchio e capire se ha la statura di statista e farsi un esame di coscienza».

Si candiderà alla segreteria del Pd?

«No, col Pd mi sono preso un anno di riflessione, che finirà il 31 dicembre».

Ma si può immaginare che da domani lei diventerà uno degli alfieri della campagna referendaria per il No?

«Ho inviti in oltre 20 città italiane.

Dirò quel che penso sulla riforma: che il Senato va totalmente abolito e che la revisione non è stata studiata e votata come avevano fatto all’assemblea costituente.

Basta guardare l’articolo 70: è stato scritto come un articolo di quello che in Parlamento chiamano il Milleproroghe! Visto l’articolo…., richiamando il comma 1… La Costituzione è la Magna Charta, è quella che tutti capiscono».

Se lei fosse ancora sindaco, Roma sarebbe più vicina alle Olimpiadi?

«Sì. Col progetto che illustrai al Cio e che era stato preparato dall’assessore Caudo – un Villaggio Olimpico che sarebbe diventato la Città della giustizia, una nuova metropolitana veloce, un parco fluviale – l’Italia avrebbe probabilmente vinto la nomination».

Prima della sentenza era così sicuro che sarebbe stato assolto?

«Io ho sempre sostenuto il ruolo della magistratura anche da senatore, talora in contrasto con il mio gruppo.

Poi mi sono trovato io all’attenzione dei magistrati e – sì è vero – mi sono interrogato ma ho mantenuto lo stesso atteggiamento. E il perché l’ho raccontato al giudice nella mia dichiarazione spontanea a porte chiuse…»

Irriferibile?

«No. Ho detto: è la seconda volta che mi trovo in un’aula di giustizia.

Da chirurgo ho operato per quasi 20 anni nello Stato della Pennsylvania, quello col più alto numero di cause legali per medici in tutto il pianeta.

Era una notte del 1992, avevo appena finito un trapianto di fegato, stavo andando a casa e mi squilla il cerca-persone.

Era il numero della terapia intensiva: mi spavento e faccio una cosa che non si deve fare: lascio la macchina davanti al pronto soccorso.

Incontro Katy, l’infermiera, che mi dice: hai lavorato tutta la notte e ti avevamo preparato un caffè caldo… Le rispondo: ma voi siete matti, mi sono preso un colpo! Vado giù e la macchina non c’era più.

Portata via dalla polizia con una multa da 400 dollari. Vado davanti al giudice che ascolta il mio racconto e mi dice: “Mi prometta che non lo farà più. Io: “Lo prometto”.

Ha sbattuto il martello sul bancone e ha detto: “Ora si vada a riprendere i 400 dollari, perché lei è un bravo medico”».

Fonte : qui

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